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L'oscuro tempo di "Samhain".I Racconti del Mistero

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2020 20:00
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23/09/2017 17:30
 
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Luoghi infestati
CASTELLO VISCONTEO DI TREZZO SULL’ADDA [SM=x5414807]




A nord-est di Milano, in direzione di Bergamo, si passa sull’altissimo Ponte sull’Adda che separa proprio le due province. Il panorama è davvero stupendo e si intravede la suggestiva Trezzo sull’Adda, una cittadina tranquilla sull’argine del fiume immersa nella natura.
Sicuramente il monumento più caratteristico è il Castello Visconteo, costruito nel 1370 per volere di Bernabò Visconti accanto ad una rocca voluta dalla regina Teodolinda. La fortezza non ha avuto una storia tranquilla: la regione fu contesa da diverse fazioni, tra cui Federico Barbarossa, i Torriani e i Visconti. Fu più volte distrutto e ricostruito e oggi del castello originario restano la torre a pianta quadrata alta 42 m, il pozzo e i suggestivi sotterranei.
Come ogni castello che si rispetti anche il Castello Visconteo porta con sé storie di intrighi, dispute, tradimenti e omicidi; per chi crede nel paranormale ancora oggi è popolato da diversi fantasmi che a quanto pare non disdegnano nemmeno di essere fotografati.I documenti storici riportano diverse vicende cruente e instaurano negli stessi studiosi una curiosità morbosa per i segreti che la rocca ha nascosto e nasconderebbe ancora oggi. Uno è legato a Federico Barbarossa che qui custodì un enorme tesoro e lo perse quando i milanesi assaltarono il castello trafugando gran parte delle sue ricchezze: si dice che non tutto il tesoro venne ritrovato perchè il Barbarossa si premunì dividendo il tesoro e seppellendo diversi sacchi di monete e preziosi attorno al castello. Tra i suoi ruderi da qualche parte ci sarebbero ancora ingenti ricchezze ad attendere un nuovo proprietario.
La vicenda più famosa però è quella della congiura contro Bernabò Visconti, proprio colui che fece erigere il fastoso castello di Trezzo. Bernabò era descritto come un sanguinario ed un perverso: era solito gettare i corpi agonizzanti dei nemici e delle giovani fanciulle con cui giaceva nei pozzi delle segrete del castello e a testimonianza di ciò ancora oggi sono visibili delle chiazze rosse di sangue sulle pareti dei sotterranei.
Giusto per dare un’idea di quanto fosse crudele, Bernabò fece murare viva una delle sue figlie, Bernarda, colpevole di aver tradito il marito Giovanni Suardo impostole dal padre con un giovane cortigiano, Antoniolo Zotto.
Nel 1385 il nipote Gian Galeazzo, deciso a succedergli al potere, lo fece rinchiudere nelle prigioni del castello con l’accusa di cospirazione. Bernabò Visconti era però una persona di alto rango e la questione sollevata dal nipote non convinse fino in fondo gli alleati; per questo motivo lo zio venne trattato con un certo tatto in attesa di chiarire la sua posizione politica e gli fu concesso addirittura la compagnia dell’amante Donnina de’ Porri. Gian Galeazzo, forse temendo che la congiuravenisse smascherata, un giorno fece avvelenare la zuppa di fagioli di cui lo zio andava ghiotto e lo fece morire tra atroci dolori.
Fino a metà del 1700 la camera i cui fu confinato Bernabò era ancora intatta e su una parete si l’uomo aveva lasciato scritto questa frase:

“Tal a mi qual a ti”
che parafrasando vorrebbe dire “Oggi a me, domani a te”.


[SM=g5435201]
[Modificato da echolontano 23/09/2017 17:35]


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