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GØticØ dai vampiri al mistero.

Ultimo Aggiornamento: 13/03/2024 20:27
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09/04/2020 18:14
 
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Il XVIII secolo fu “ufficialmente” l’età dei Lumi, della scienza e della conoscenza, dell’esaltazione della ragione umana come unica forma di verità.

Il castello nel romanzo gotico
Scritto da Stefano Torselli.


Ma le passioni e le emozioni non sono inferiori alla ragione e questo secolo, che finì con una rivoluzione, vide nascere il romanzo, che fu, la parola stessa ce lo rammenta, il grido di guerra del Romanticismo che stava per irrompere sulla scena europea; la rivincita del sentimento e della fantasia dopo la lunga orgia della ragione.

Il romanzo come forma letteraria è sempre esistito ma è nel Settecento che assume via via il significato di un racconto fantastico e irreale e di pari passo con la rivalutazione nostalgica del medioevo fu coniato il termine gotico, medievale.

Nei romanzi gotici sono già presenti alcuni motivi fondamentali della sensibilità romantica: l’esaltazione del sentimento, la rivalutazione del Medioevo, la disposizione al sogno e a un intimo e immediato colloquio con la natura, paesaggi solitari e pittoreschi, il binomio amore-morte, il mistero, l’infinito e l’irrazionale.

La rimozione e l’allontanamento del divino e l’insistenza sul sapere umano possono essere visti come progressisti ma la razionalità a lungo andare diventa sterile e circolare; si può dire che la ragione elimini il mistero ma con esso anche le emozioni e le passioni. L’angoscia nasce anche da questo: dal tentativo di porre tutte le cose sotto il controllo razionale e in qualche modo la narrativa gotica mostra una crescente consapevolezza di questo problema.

Tuttavia lo stile gotico, con il suo ricorso all’irrazionale e con la frequente evocazione del sovrumano, non avrebbe mai potuto imporsi nel secolo dei Lumi se, a modo suo, non avesse voluto rappresentare anche un ritorno alla natura, alle differenze e alle asimmetrie che le sono proprie.





Il castello del romanzo gotico, è il luogo privilegiato e immancabile, imponente e impenetrabile con i suoi passaggi segreti, corridoi e meandri labirintici che negano una partenza e un arrivo.

Sorge solitario in un spazio dimenticato e arcaico; portatore di inquietudini lontane ed emblema come le rovine del trascorrere inesorabile del tempo.

Solo apparentemente un rifugio, il castello è in realtà una trappola l’impossibilità di uscirne così come trovarvisi prigionieri fa di questo luogo privilegiato lo spazio di un sogno, una dimensione nella quale si muovono fantasmi e il tempo sembra sospeso.

Se un’uscita c’è, porta nelle viscere della terra o alla vastità del mare, verso un mondo naturale ed intatto dal quale l’uomo ha avuto origine e vorrebbe tornare.

La discesa e la corsa affannosa nei suoi labirinti e nei suoi sotterranei è un viaggio nel mistero di sé, un rito di iniziazione che non conduce alla conoscenza ma ad una liberazione, come al risveglio da un incubo.
Simbolo della cultura e quindi del vecchio ordine, con le sue gerarchie e i suoi valori, il castello si oppone alla natura chiudendosi in se stesso trasformandosi in un labirinto.
Lo spazio in cui ci si muove, sprofonda e si dirama in una infinità di corridoi oscuri: è il luogo claustrofobico e ostile che imprigiona l’innocenza indifesa, tortuoso come la mente del suo proprietario; è l’ambito mentale e fisico della paura e della morte.

I labirinti e i sotterranei dei castelli gotici ci riportano inevitabilmente alle immagini angosciose delle costruzioni di Giambattista Piranesi. Nelle incisioni di questo straordinario artista, l’ansia e il terrore assumono forme architettoniche che non corrispondono a nessun ordine di misura umano: gallerie tortuose si perdono in una prospettiva lontana; scale che salgono in maniera vertiginosa per accedere a ponti interrotti e senza sbocco, se non quello di una rovinosa caduta. Lo stravolgimento architettonico e spaziale delle Carceri di Piranesi esprime un senso di minaccia e terrore dovuti agli oggetti presenti (macchine di tortura, catene, corde) ma soprattutto alla vertigine dovuta al disorientamento visivo. “Egli ha immaginato scene che sconvolgono la geometria…ammucchia palazzi su ponti, templi su palazzi, e dà la scalata al cielo con montagne di edifici. Eppure, quale gusto nella sua audacia! Quale grandezza nella sua barbarie! Quale sforzo di mano e di pensiero sia nella sua impetuosità che nei particolari.” È noto che Walpole si ispirò, per il suo romanzo “Il Castello di Otranto”, alle Carceri di Piranesi, per la descrizione dei passaggi segreti attraverso i quali fugge l’eroina Isabella.

Altro spazio omologo al castello è il convento che domina una notevole serie di romanzi gotici; luogo inquietante e ingannevole, tanto più terrificante perché al suo interno si preparano tranelli inattesi e imprevedibili.

Il convento è costruito su una menzogna, la saggezza e la fede si trasformano nel loro opposto e rivelano il demonio là dove si è creduto di scorgere la santità. Invece di un paradiso esso si rivela un inferno, sia nell’animo di chi lo domina che negli atti nefandi che sono perpetrati nei suoi sotterranei. La vita del convento è inoltre associata alla costrizione subita da molte fanciulle. La monacazione è sempre carica nel romanzo gotico di valori negativi, perché sentita come innaturale.
All’interno di questi luoghi è evidente il contrasto alto/basso: in alto regna un ordine apparente, nel basso dominano il caos e la morte, proprio come nell’animo umano. Gli spazi della letteratura gotica non sono che metafore. Il castello, l’abbazia, il sotterraneo, la tomba rappresentano l’inconscio con le sue angosce, i suoi terrori e le sue censure. Sono ciò che Theophile Gautier definì “la camera oscura del cervello”, paure ancestrali che il pittore Füssli descrisse mirabilmente nel suo capolavoro “L’Incubo”.



09/04/2020 18:18
 
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Il romanzo Gotico

Incipit dei Romanzi gotici
Scritto da Stefano Torselli.


L'incipit è il principio delle opere, l'inizio del racconto, del romanzo. In questa sezione vogliamo raccogliere l'incipit dei maggiori e più famosi romanzi e racconti gotici, uno spunto per un invito alla lettura o alla rilettura per chi come noi ama il mistero.

Questa sezione è interessante anche perchè permette velocemente di paragonare gli inizi degli autori, il loro stile, il tratto e la cratività.

Non tutti i racconti e romanzi quì messi sono dei capolavori, ma non vi dirò io quali siano, però se state attenti ai nomi degli autori ho cercato di mettere gli scrittori più famosi anche se non 'specializzati' in vampiri o ambientazioni gotiche.




Manfredi, principe di Otranto, aveva un figlio e una figlia: quest’ultima, una vergine di rara bellezza, aveva diciotto anni e si chiamava Matilda. Corrado, il figlio, di tre anni più giovane, era un fanciullo pallido e malaticcio, di natura tutt’altro che promettente; eppure era il prediletto del principe, che non aveva mai mostrato alcun segno d’affetto per Matilda.

Manfredi aveva combinato per suo figlio un matrimonio con Isabella, figlia del marchese di Vicenza, la quale era già stata consegnata dai suoi tutori nelle mani di Manfredi, così che le nozze potessero venire celebrate non appena la salute cagionevole di Corrado lo avesse permesso. L’impazienza di Manfredi riguardo alla cerimonia era stata notata dai familiari e dai vicini. I familiari, in verità, timorosi del carattere severo del principe, non osavano dar voce alle proprie supposizioni circa questa sua urgenza.

La moglie Ippolita, un’amabile gentildonna, si arrischiava a volte ad accennare ai pericoli di un così precoce matrimonio per il loro unico figlio, considerandone la giovane età e la debolezza del corpo; ma non ricevette mai altra risposta se non di biasimo per la sua stessa sterilità, poiché ella aveva dato al principe un solo erede. Gli affittuari e i sudditi erano meno cauti nei loro ragionamenti: essi attribuivano queste nozze affrettate al terrore del principe di vedere compiuta un’antica profezia, che si diceva fosse stata pronunziata, ovvero Che il castello e la signoria di Otranto sarebbero stati perduti dall’attuale famiglia, allorché il vero padrone diverrà troppo grande per abitarvi. Era difficile venire a capo di questa profezia, e ancor meno facile comprendere cosa avesse a che fare con il matrimonio in questione. Ma quei misteri, o contraddizioni, non impedirono al popolo di rimanere attaccato alle proprie credenze.

Lo sposalizio del giovane Corrado venne fissato per il giorno del suo compleanno. Gli ospiti erano riuniti nella cappella del castello, e ogni cosa era pronta per l’inizio del divino ufficio, ma Corrado ancora non compariva. Manfredi, insofferente del minimo ritardo, non avendo scorto il figlio ritirarsi, inviò uno dei suoi attendenti a cercare il giovane principe.



09/04/2020 18:27
 
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Incipit - Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu Scritto da Stefano Torselli
Prologo

Su un foglio allegato a questo racconto, il dottor Hesselius ha scritto una nota piuttosto elaborata, in cui fa riferimento a questo saggio che tratta appunto dello strano argomento del manoscritto.
Nel suo saggio egli parla di questo misterioso soggetto con il solito acume e la sua profonda cultura, in modo diretto e succinto. Questo sarà solo uno dei tanti volumi che costituiscono la collezione di studi di quell’uomo straordinario.
Poiché pubblico questo caso, in questo volume, per interessare un pubblico «generico», non anticiperò in nulla l’intelligente signora che lo riferisce; e dopo aver a lungo riflettuto, ho deciso di astenermi dal presentare alcuni estratti dei dotti ragionamenti del dottore, o di citare alcune sue frasi su un argomento che, come lui stesso sostiene, «coinvolge, con molta probabilità, alcuni dei più profondi arcani della nostra doppia esistenza e le sue forze intermediarie».

Quando scoprii queste carte, ero ansioso di riprendere la corrispondenza avviata dal dottor Hesselius molti anni prima con una persona così inteffigente e cauta come sembra sia stata la sua informatrice. Ma con molto rammarico, appresi che la donna era morta nel frattempo.

Probabilmente ella avrebbe potuto aggiungere ben poco al racconto che ha composto, a mio avviso, con tanta precisione.

www.goticomania.it [SM=g2001929]


09/04/2020 18:56
 
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Misteri gotici e medioevali
https://www.goticomania.it/wp-content/uploads/2017/01/bafometto.jpg


Il Bafometto, detto anche caprone satanico.

La storia di questo simbolo esoterico inizia durante il processo ai templari, negli interrogatori alcuni membri dell’ordine rivelarono una misteriosa e inquietante consuetudine: quella dell’adorazione di un idolo.

All’interno dell’ordine si sarebbero tenute riunioni segrete cui solo pochi adepti potevano partecipare, in genere solo i cavalieri monaci. Va però sottolineato che questi incontri furono rivelati da coloro che non vi erano ammessi.

Le riunioni avvenivano nella cappella, che veniva chiusa e sorvegliata a volte persino dal tetto. Ai partecipanti furono mosse accuse di satanismo e idolatria perché i templari avrebbero adorato l’idolo Bafometto.


rappresentazione di Bafometto nella chiesa di Saint Merri in Francia, Rue de la Verrerie 76 , Parigi

Bafometto ed alchimia
L’idolo infatti era una scatola contenente un segreto alchemico. Questo segreto era costituito da una pietra, o un osso in grado di trasformare in oro e in argenti altri materiali.

[SM=g6230853] www.goticomania.it/misteri-del-gotico/bafometto.html


"...Quel cielo di Lombardia,così bello quando è bello, così splendido,così in pace"
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