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Antiche Spezierie

Ultimo Aggiornamento: 26/08/2017 12:02
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26/08/2017 12:01
 
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Dietro le credenze esoterico-alchemiche degli antichi speziali. Nella Farmacia di Santa Fina uno spaccato di conoscenze perdute dall’Alto Medio Evo all’Ottocento.

È accaduto a San Gimignano, bella e turrita cittadina medioevale del Senese, ove a suo tempo un gruppo archeologico locale di appassionati (poi costituitosi nel "Comitato di direzione dei musei civici di San Gimignano"), teso ad attuare un graduale recupero di testimonianze storiche legate all’ambiente cittadino, si era prefisso di realizzare (nel 1980-1981) una mostra dedicata all’esposizione dei vasi dell’antica Spezieria di Santa Fina conservati nel Museo Civico

Parte dei contenitori conservati nei magazzini (soprattutto quelli di vetro), risultavano ancora sigillati e caratterizzati da specifiche indicazioni originali del contenuto (usate fino all’Ottocento, quando la farmacia cessò di funzionare).


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Sui vasi di Santa Fina sono espressamente menzionati 130 medicinali diversi. Di questi 40 sono stati analizzati e le sostanze descritte nelle rispettive indicazioni corrispondono proprio al contenuto e in linea con le ricette degli antichi testi farmaceutici.
Va ricordato che i medicamenti un tempo erano divisi in "semplici" (quelli cioè che - minerali, vegetali o animali che fossero - "spontaneamente e col solo beneficio della natura si producono") e invece "composti" che cioè "si producono con la mescolanza di più semplici" per intervento dell’uomo.


Nell’ambito dei primi sono stati trovati, in particolare, l’avorio e il corno (detti "dente d’apro" e "dente d’avorio", e considerati amuleti), in entrambi i casi, come recita il "Teatro Farmaceutico" del Donzelli, medicamento "casto et geloso ed inimico dell’adulterio" ottimo per il fegato e la sterilità e alla base della confezione di vari preparati dopo la polverizzazione in un mortaio di porfido. Gli "occhi di granchio" erano invece un’antica denominazione del carbonato di calcio ottenuto polverizzando le concrezioni proprie del tubo digerente dell’"Astacus Fluvialis", crostaceo comune nei nostri fiumi. Era utilizzato come antiacido e assorbente, e aveva l’apparenza di una polvere bianca. Poi abbiamo fra i vari minerali il "sale di Marte", il salgemma, l’antimonio ed il cinabro, ben noti agli alchimisti. Moltissime infine le erbe e le sostanze vegetali in uso.

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Fra le piante la più famosa è indubbiamente la famigerata "mandragora", circondata dal mistero fin dall’antichità. Le leggende dicevano che cresceva ai margini dei patiboli e ai piedi degli impiccati, fecondata dal loro sperma secreto per effetto secondario della morte subitanea per strangolamento, e che per questo la sua forma ricorderebbe quella umana, con le radici biforcate simili ad un paio di gambe. Gli erbari medioevali attribuivano poteri prodigiosi a tutte le parti di questa pianta.


«La Spezieria del Convento deve a tutta sua spesa provvedere le monache di tutto quello che si possa manipolare in detta, cioè Sciroppi, Medicine, Solutivi di tutte le sorte, bocconi di Lattovarj, Pillore, tutta la Cassia; Sciarappa, Regina di Sciarappa, Diagridi, Tartaro Vetriolato, Acqua del Tettuccio, numero otto Vescicatori, Spirito di Vetriolo, Cremor di Tartaro e così simili».



UN MILLENNIO DI MEDICAMENTI ED ELISIR RAFFIGURAZIONE TIPICA DELLA BOTTEGA DI UN SPEZIALE







26/08/2017 12:02
 
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L’antica Spezieria si trova al primo piano del convento dei Carmelitani Scalzi, annessa alla Chiesa di Santa Maria della Scala, ed è un piccolo gioiello che conserva il laboratorio galenico e il frantoio originari, insieme alle maioliche colorate, i vasi, le bilance, gli alambicchi di distillazione, i mortai, mentre sono del Settecento l’arredamento, le scaffalature, le vetrine e il bancone, e risale all’ottocento l’adiacente laboratorio liquoristico.

Originariamente istituita per le necessità dei frati, che coltivavano nell’orto le piante medicinali necessarie alla loro salute, alla fine del Seicento fu aperta a tutti e divenne così famosa che vi ricorrevano anche principi, cardinali e perfino i medici dei pontefici. Questo gli valse l’appellativo di “farmacia dei papi” e i relativi benefici fiscali.

Nell’atrio e sulla porta d’ingresso vi sono ancora i ritratti Fra Basilio della Concezione (1727-1804), farmacista del Settecento che consolidò la fama dell’esercizio inventando celebri medicamenti come l’acqua contro l’isterismo e quella definita “antipestilenziale”, perché sembrava proteggere chi veniva a contatto con malati contagiosi.

Tra i cimeli più singolari vi è il Trattato delli semplici, un rarissimo erbario attribuito allo stesso fra’ Basilio, un libro enorme dove venivano elencate tutte le erbe medicamentose di cui si conservava sulla pagina un esempio essiccato.

Singolare anche il vaso della theriaca, un farmaco messo a punto da Andromaco il Vecchio, medico di Nerone, composto di 57 sostanze diverse fra cui carne di vipera maschio, considerata un infallibile antidoto contro i veleni. La Theriaca fu usata fino alla metà del secolo scorso, fino a quando non si sono estinti anche i ‘viperai’, i raccoglitori di vipere vive.

Sulle ante degli armadi sono dipinti padri della medicina come Ippocrate, Galeno, Avicenna, Mitridate e Andromaco, mentre all’interno degli armadi sono ritratti Vittorio Emanuele I e la mogie Maria Teresa d’Austria, in ricordo di una visita effettuata dai reali nel 1802, oppure Umberto I principe di Piemonte con la duchessa d’Aosta Elena, altri visitatori della farmacia.

Negli ambienti retrostanti vi era il laboratorio vero e proprio, dove non venivano preparati solo i distillati medicamentosi, ma anche alcuni liquori tutt’ora venduti nella farmacia sottostante. In queste stanze sono conservate ancora oggi centrifughe, imbottigliatrici, diversi caldai di differenti misure per i decotti, presse per la spremitura, torchi e setacci, mentre in una piccola stanzetta anche una sterilizzatrice e una pilloliera che trasformava gli impasti in pillole.

A caratterizzare l’arredo ci sono anche due scritte in latino che tradotte recitano più o meno “Dalla terra l’Altissimo creò i medicamenti: l’uomo prudente non li avrà in dispregio” e “Né l’erba li guarì né la miscela; sì la tua parola, Signore, la qual sana ogni cosa”. Saggezza risalente ad un’epoca nella quale si faceva più affidamento alle mani del Signore che al resto, ma certamente ancora efficace davanti ai ‘prodigi’ della sanità pubblica odierna.

La spezieria della Scala ha continuato il suo servizio fino al 1978 e sino agli anni ’50 ha distribuito genuini medicinali a prezzi moderati tenendo aperto al pubblico un ambulatorio gratuito. Oggi la spezieria si può visitare contattando Padre Gaetano Gagliano allo 06.8414209, e sugli scaffali settecenteschi si possono ammirare i vasi ancora pieni, mentre rimedi, ricettari ed erbari sono disposti come se questa non avesse mai chiuso.
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