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Le Pleiadi, sorelle del cielo notturno

Ultimo Aggiornamento: 15/01/2020 20:15
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15/01/2020 20:15
 
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Il cielo del tardo autunno e dell’inverno è infatti il più incantevole da ammirare, nell’aria tersa delle notti gelate. Le Pleiadi sono note da tempi remotissimi: le troviamo citate nella Bibbia (Giobbe 9,9 e 38,31; Amos 5,8), oltre che da Esiodo ne Le opere e i giorni e da Omero in entrambi i poemi. Ammonisce infatti Esiodo: Se ti prende il desiderio della perigliosa navigazione bada! Quando le Pleiadi fuggono nel tenebroso mare l’impeto del possente Orione, infuriano i soffi di tutti i venti, non tenere le tue navi nel fosco oceano. E Omero così descrive lo scudo che il divino artefice Efesto forgiò per Achille: Erano cinque le zone dello scudo, e in esso fece molti ornamenti coi suoi sapienti pensieri. Vi fece la terra, il cielo e il mare, l’infaticabile sole e la luna piena e tutti quanti i segni che incoronano il cielo, le Pleiadi, l’Iadi e la forza di Orione (Il. XVIII, 656-64). A sua volta Ulisse il luminoso, quando partì sopra una zattera dall’isola di Calipso: così col timone drizzava il cammino sapientemente, seduto, mai sonno sugli occhi cadeva, fissi alle Pleiadi, fissi al Boòte che tardi tramonta e all’Orsa, che chiamano pure col nome di Carro (Od. V, 270-73).

Le Pleiadi scandivano i ritmi delle attività agricole e della navigazione, tanto che il loro stesso nome potrebbe derivare da pleio, "navigo", indicando, con il loro tramonto primaverile, il tempo propizio per mettersi in mare, oppure da pleos, "pieno, più". Il loro sorgere e il loro scomparire segnavano date precise per l’uomo protostorico e antico. La tradizione greco-romana vi scorgeva le sette sorelle figlie di Atlante trasformate in stelle dopo essere sfuggite al prepotente cacciatore Orione che voleva possederle tutte. Anch’egli poi, morso da uno scorpione, fu mutato nella costellazione omonima. Figlie di Atlante e di Pleione, i loro nomi erano: Alcyone, Asterope, Electra, Maia, Merope, Taygeta e Celaeno. Sull'isola di Chio Orione, ubriaco, avrebbe tentato di fare violenza a Merope, ma Zeus la salvò e mutò le sette sorelle in colombe, appunto peleiades secondo un’altra etimologia del nome, collocandole poi nel cielo. In Grecia erano chiamate Pleiadi anche le profetesse di Dodona in Epiro, sede dell'oracolo di Zeus, dove esisteva una quercia sacra di cui si interpretava il fruscio prodotto dal movimento delle foglie. Restando nel mondo greco, non si può fare a meno di ricordare un verso della poetessa Saffo:

Tramontata è la luna, e le Pleiadi a mezzo della notte; anche giovinezza già dilegua e ora nel mio letto resto sola (fr.94 Diehl).

Ma il mito antico, si sa, è solo la versione recente di storie ancora più lontane che conducono al mondo assiro, babilonese e sumero, a quei popoli mesopotamici cioè che per primi osservarono e catalogarono le costellazioni , zodiacali e non, come rappresentazione e interpretazione dei disegni divini.



«La Chioccetta per l'aia azzurra / va col suo pigolio di stelle.»

(da G. Pascoli, Il gelsomino notturno)


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